Il NY Times ha di recente attirato la nostra attenzione su un tipo di albi illustrati dalla tematica specifica, lontana dalle solite storie per bambini: libri che parlano della bellezza delle storie. Il giornalista suggerisce che gli albi sulla narrazione si rivolgano un po’ a tutti, appassionati di illustrazione, addetti ai lavori, e in ultimo si spera, anche ai bambini.

I am a storyI titoli che cita provengono proprio da illustratori e artisti che conosciamo per la grande capacità di parlare ai bambini e agli adulti, anche quando affrontano argomenti sofisticati e astratti come l’arte di raccontare.

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Oliver Jeffers aveva già esplorato il tema delle capacità “nutrizionali” dei libri attraverso L’incredibile bimbo mangialibri.
Il suo ultimo lavoro, realizzato insieme a Sam Winston, A child of book per Candlewick Press, è un vero e proprio inno alla capacità delle parole di costruire mondi, letteralmente, dove le illustrazioni si compongono insieme ai versi di storie e nenie per dare vita a un piccolo mondo da esplorare.

I am a story di Dan Yaccarino parte invece dalla classica situazione narrativa d’oltre oceano: un gruppo di bambini attorno a un fuoco, e mette in scena il lungo corso della Narrazione, raccontando con immagini dal sapore vintage come le storie hanno accompagnato i nostri cambiamenti, dai disegni nelle grotte degli uomini preistorici al traffico cittadino animato da pedoni con e-reader in mano. Senza dimenticare cosa gli uomini sono capaci di fare alle storie (censurarle, bruciarle…).

How this book was made di Mac Barnett è un resoconto “quasi” letterale di come nasce un albo illustrato, compresa tutta la noiosa e lunghissima gestazione tra autore editore illustratore, la stampa dall’altra parte del mondo, la pila di copie che puoi vedere dallo spazio se le metti una sull’altra (anche se non sono così tante se le spargi sulla Terra). Un testo ironico che non va tanto lontano dalla realtà anche se coinvolge una tigre un’aquila e una partita a poker.

A SQUIGGLY STORY by Andrew Larsen mette al centro proprio i bambini, il piccolo protagonista e la sorella maggiore, che non attraversano immaginifiche montagne di lettere ma inventano insieme una storia a partire dai primi piccoli segni che il fratellino minore, ancora non alfabetizzato, è in grado di scrivere. Tra il fumetto e l’albo, suggerisce che anche una “quasi” lettera su un foglio di carta può dare il via alla fantasia e al racconto, a metà strada tra la scrittura e il disegno, se riesci a seguire attraverso di essa suggestioni e pensieri.

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